Un appassionato UFO, assiduo utilizzatore di
Google Moon, esplorando le “Montagne Appenine” della regione lunare, landa che
fu il sito di atterraggio della missione dell’Apollo 15, si è accorto della
presenza di una specie di creatura gigante che vagava sulla superficie lunare
nei pressi di “Hadley Rille”.
Le coordinate sono: 25°58°01.89″N
3°31°03.19″E.
La zona interessata nella quale è stata effettuata la
misteriosa scoperta
L’appassionato UFO ha subito ricercato in rete
altre persone per condividere l’esperienza con lo scopo di scoprire cosa poteva
essere questa misteriosa presenza.
Molti appassionati di UFO ritengono che esista una
base aliena da qualche parte sulla Luna, mentre alcuni ricercatori sono
dell’idea che la Luna sia una struttura del tutto artificiale. Altri, che
corrispondono alla maggior parte degli appassionati, ritengono che siano i resti
di antiche gallerie sotterranee o semplici tubi di collegamento e non dei canali
di lava antica come si è potuto scoprire nell’area “Rille Hadley”.
Ulteriore ingrandimento del sito a cui fa riferimento
la foto precedente
Questo oggetto rappresenta la fine di qualche
struttura aliena nel sottosuolo?
È stato affermato che gli alieni hanno avvertito
gli astronauti umani che visitano la Luna.
Sarebbe a causa di questa massiccia creatura, che
svolge la funzione di cane da guardia alieno, che gli esseri umani non si
avventurano nuovamente verso questa parte della Luna?
Oppure qualche altro lettore ha una spiegazione
più convenzionale?
Costruzioni rinvenute sulla Luna che rappresentano
probabili cunicoli di entrata per i mezzi volanti extraterrestri -
Ingrandimento
Nel fare delle scoperte inoppugnabili che riguardano l’esistenza di una
civiltà sul nostro satellite, ci si domanda se gli scienziati, gli astronomi,
anche dilettanti, non si siano accorti di una presenza così vitale e
ingombrante, testimoniata senza dubbio da segni inoppugnabili che rappresentano
tutto quello che il potere temporale non vorrebbe mai riconoscere né tanto meno
divulgare a livello ufficiale. Spesso si dice: se c’è fumo, ci dovrà pur essere
dell’arrosto! Da quando sono cominciate le spedizioni lunari, si è avuto poi
un altro potente dubbio: perché la NASA e il Governo degli Stati Uniti hanno
speso e stanno spendendo centinaia di miliardi di dollari per una semplice e
pura curiosità scientifica? Dall’altra parte, l’Unione Sovietica aveva
ingaggiato una lotta simile per la conquista dello spazio, soprattutto della
Luna, che aveva soltanto uno scopo apparentemente politico e militare. Mi
viene logico pensare che doveva esserci qualche cosa in più. Qualche cosa che il
popolo non doveva assolutamente sapere ma che il potere doveva fare o conoscere
ad ogni costo. Nel documentarmi sulla storia della ricerca lunare, ebbi
occasione di leggere uno dei più dettagliati libri sull’argomento. Si trattava
di quello scritto da Antonio Ribera, dal titolo “I dischi volanti esistono…?”.
In appendice vi compariva una lista delle osservazioni e dei fatti che
riguardavano la Luna da far rimanere sconcertati, perché il nostro satellite non
è mai stato un mondo morto, come ci hanno fatto conoscere con l’educazione
scolastica. Dal XVIII Secolo, in effetti, sono stati segnalati alcuni episodi
inverosimili:
Il 22 ottobre 1790, Herschel, durante un’eclisse totale di Luna, vide
diversi punti brillanti e luminosi, piccoli e rotondi.
Il 7 Marzo 1794, il dottor William Wilkins, di Norwich, vide una luce
simile ad una stella sulla parte scura del disco lunare; durò 15 minuti ed era
visibile ad occhio nudo.
Nel 1783,1787 e 1821, Herschel vide luci brillanti sopra la Luna ed
intorno ad essa.
Il 7 Settembre 1820, molti osservatori francesi videro, durante un’eclisse
lunare, strani oggetti che si muovevano in linea retta, come se stessero
compiendo movimenti, tipo manovre militari per la loro precisione degli
spostamenti e delle evoluzioni.
Il 9 Aprile 1867, Thos G. Elger comunicò all’”Astronomical Register” di
aver visto fiammeggiare improvvisamente una parte scura della Luna come una
stella di settima grandezza. Il fenomeno durò dalle 7,30 della sera fino alle
9,30. Secondo il testimone, non era la prima volta che vedeva luci sulla Luna,
ma mai erano state così chiare.
7 Agosto 1869, il prof. Swift di Matton (Illinois), vide durante
un’eclisse di Sole alcuni oggetti attraversare la Luna 20 minuti prima della
totalità dell’eclisse. In Europa, i professori Hines e Zentmayer comunicarono
a Les Mondes di Parigi, di aver visto anch’essi tali oggetti che sembravano
viaggiare in linee rette parallele. Il “Journal of the Franklin Institute”
registrò un’osservazione identica.
13 Maggio 1870, luci che variavano in numero, secondo gli osservatori
inglesi, furono viste sul cratere Platone. Le luci si accendevano e si
spegnevano alternativamente.
1874, il signor Lamey, in l’”Annèe Scientifique”, descrive un gran numero
di corpi neri attraversare la Luna.
1874, Rankin testimonia di aver osservato punti luminosi durante l’eclisse
di Sole.
24 Aprile 1877, il professor Schafarik, di Praga, osservò un oggetto di un
bianco accecante che attraversava lentamente il disco lunare e usciva da esso.
20 Febbraio 1877, il signor Trouvelot, dell’”Osservatorio di Meudon”
(Parigi) vide nel cratere Eudoxus una sottile linea luminosa, come un filo
teso sul cratere.
marzo 1877, sull’”Astronomical Register” inglese fu riportato di una luce
brillante sopra il disco lunare nel cratere Proclus; lo stesso mese ne apparve
un’altra nel cratere Picard.
21 marzo 1877, C. Barrett, astronomo inglese, vide una luce brillante sul
cratere Proclus.
21 Marzo 1877, il professor Henry Harrison di New York, vide una luce
sulla parte oscura della Luna. Contemporaneamente Frank Dennett
dall’Inghilterra, vide un piccolo punto luminoso nel cratere di Bessel.
23 Novembre 1877, il dottor Klein comunicò al quotidiano scientifico
francese “L’Astronomie”: “Vidi un triangolo luminoso sul fondo del cratere
Platone”. La stessa notte dell’osservazione di Klein, alcuni astronomi
statunitensi videro misteriosi punti di luce dirigersi verso Platone da altri
crateri lunari, che si disposero a triangolo sopra il cratere Platone.
27 Settembre 1881, oggetto luminoso si muove attraversando la Luna. È
stato visto dal dottor Prescott in Arizona, dal dottor Warren E. Davy e da
G.O. Scott, sempre in Arizona il 7 Marzo.
Tra il 21 Febbraio 1885 e il 19 Dicembre 1919, i fenomeni visti in vari
crateri lunari comprendono: fumo rossiccio; un oggetto curvo come uno scudo;
una zona nera che diventa bianca; qualcosa come un cavo luminoso nel cratere
Aristarco; due luci l’11 Maggio 1885 che ripetono esattamente l’11 Maggio
dell’anno seguente macchia nerissima con bordo bianco; macchia nera nel centro
del cratere Copernico; oggetto nero come l’inchiostro sul bordo del cratere
Aristarco; macchie nerissime sui crateri Lexall e Littrow.
15 Novembre 1899, da Dourite nella Dordogna (Francia), fu vista alle sette
del pomeriggio un’enorme “stella” bianca, rossa e azzurra che si muoveva come
una cometa vicino alla Luna.
10 Maggio 1902, il colonnello Markwick dal Devon meridionale vide molti
oggetti colorati, come piccoli soli, che si muovevano in cielo vicino alla
Luna.
26 Novembre 1910, da Besancon fu visto come un imponente razzo partire
dalla Luna durante un’eclisse di questa (La Nature-Francia). Nello stesso
giorno, il “Journal of the British Association for the Advancement of Science”
comunicò che era stata vista una macchia luminosa sopra la Luna durante
l’eclisse.
27 Gennaio 1912, F.B. Harris comunicò alla rivista inglese “Popular
Astronomy” di aver visto sulla Luna un oggetto scurissimo di circa 250 metri
di lunghezza e 150 di larghezza, simile ad un immenso corvo posato.
29 Agosto 1917, oggetto brillante che si muove sopra il disco lunare
(Bollettino della Società Astronomica di Francia).
14-21 Giugno 1959, per varie notti consecutive Francesco Almor, illustre
membro della “Società Astronomica Aster” di Barcellona, e molti altri suoi
colleghi osservarono il passaggio di uno strano oggetto, o meglio un’ombra
ellittica sul disco della Luna. La traiettoria dell’oggetto andava da sud a
nord e oscillava ogni 15 secondi esatti ricomparendo esattamente ogni 35
minuti. Probabilmente l’oggetto si trovava ad una distanza dalla Luna di circa
2000 Km ed aveva un diametro di circa 35 Km. Ci fu gran sorpresa e meraviglia
tra tutti gli studiosi. Così come bruscamente era apparso, allo stesso modo
l’oggetto scomparve dopo il 21 Giugno.
Il ponte lunare sul "Mare Crisium". La presenza
dell’arco è resa evidente dalla sua ombra con illuminazione proveniente da
est.
Non c’è dubbio, dunque, sul fatto che la Luna sia stata teatro di strani
avvenimenti e che probabilmente costituisca già da molto tempo una base
d’appoggio per le civiltà extraterrestri. Ma l’episodio più interessante,
proposto dagli astronomi, risale all’anno 1954.Proprio in quel periodo la Luna
salì sugli onori della stampa quotidiana poiché il noto selenologo H.P. Wilkins,
in una trasmissione radiofonica nazionale inglese, ebbe modo di intrattenere gli
ascoltatori su vari aspetti del nostro satellite e nell’occasione rivelò la
scoperta di un gigantesco ponte “naturale”. La notizia era abbastanza
insolita ma acquistò notevole valore perché il dottor Wilkins era ben noto nel
campo scientifico per la sua grande mappa lunare (7,5 metri di diametro) che gli
era costata ben 25 anni di lavoro. Questo fatto “marginale” gli diede la
notorietà, giacché il dettaglio lunare innescò una serie di rappresentazioni
tanto pittoresche quanto immaginose da attribuirgli dimensioni fantastiche e né
mancò chi pensò di addossare la sua costruzione ai Seleniti, gli antichi
abitatori lunari. Il ponte era stato localizzato sulle rive orientali del
“Mare Crisium”, situato presso il bordo occidentale della Luna e ben noto per la
sua forma regolare. A metà circa delle sue rive orientali, in prossimità del
luminoso cratere Proclus, che diffonde la sua corona di larghi raggi su gran
parte del fondo cupo e vellutato del “mare”, si notano due prominenze rocciose
che si fronteggiano, che nei piccoli strumenti appaiono rigorosamente
simmetriche e che prendono il nome di “Promontorium Olivium” e “Promontorium
Lavinium”. Il paesaggio intorno non è molto tormentato. Ad ovest affiorano,
dalla coltre scura del “Mare Crisium”, ruderi di un piccolo circolo parzialmente
sepolto, “Yerkes”, accompagnato da una bassa scogliera diretta al nord che lo
collega ad un piccolo cratere, ma assai profondo, “Yerkes E”. I due
promontori non sono nettamente separati: un gruppo di dettagli molto delicati li
congiungono ed uno di questi è il ponte. Pochi giorni dopo la Luna Piena,
secondo le osservazioni di Wilkins, l’ombra del ponte si proietta nettamente sul
tratto scuro ed uniforme che sta tra i promontori e Yerkes. Com’era nata
questa scoperta? Wilkins, ai primi di Agosto del 1953, ricevette una lettera da
J.J. O’Neill, redattore scientifico del “New York Herald Tribune”, che gli
annunciava di aver scoperto il 28 Luglio, per mezzo di un rifrattore di 100 mm,
un gigantesco ponte naturale sulle rive del Mare Crisium, collegante due
montagne separate da un intervallo di circa due miglia. O’Neill chiedeva
conferma della sua scoperta e Wilkins non poté far altro che confermare,
nonostante fosse abbastanza scettico inizialmente.
Anche l’astronomo P. Moore, coinvolto nella questione, confermò la presenza
del ponte. Sta di fatto che Wilkins diede altri dettagli: il ponte era una
formazione chiara, lineare, molto sottile, avente un’arcata di circa tre
chilometri di lunghezza, aderente ad una formazione ad essa parallela dal lato
orientale, che sembrava essere una parte di un anello semidistrutto e che è
considerevolmente più alta del “ponte” stesso. L’osservazione del ponte è
assai difficoltosa data la brevità d’illuminazione del Sole, che permette di
individuare i dettagli ma soprattutto le ombre. Naturalmente non mancarono le
critiche alla scoperta e la più bellicosa fu formulata dall’autorevole rivista
americana “Sky and Telescope” che cercò proprio di smentire la notizia. Non
c’è da meravigliarsi se all’epoca gli americani cercassero di contrastare
qualsiasi notizia che potesse far credere nell’esistenza di altre civiltà, anche
se la maggior parte di coloro che si espressero sul ponte non dettero certezze
assolute. Si limitarono ad affermare che il ponte presentava un interesse
eccezionale dal punto di vista selenologico, che sarebbe dovuto sfociare in un
enigma riguardante proprio la sua costruzione, da ritenersi essenzialmente
d’origine vulcanica. Certo che questo è un caso significativo, ma non è il
solo. Vediamo altre interessanti anomalie:
Il 29 Marzo 1939, viene osservato un debole bagliore all’interno del
cratere Copernico ed il gruppo di collinette vicino al centro non mostra i
soliti contorni ben definiti, ma offuscati come se ci fosse della nebbia.
Il 19 Ottobre 1945, ancora Patrick Moore vide due punti luminosi brillare
come stelle sulla parete del cratere Darwin, di solito molto scura.
Il 20 Giugno 1948, nel cratere Philolaus, verso nord-ovest, Raurn osservò,
per oltre 15 minuti, dei bagliori con una tenue colorazione rossastra.
Il 2 Agosto 1948, Patrick Moore se ne stava a guardare il “Mare Crisium”,
con lo scopo di disegnare una mappa dettagliata, quando si accorse che nel
lato occidentale, presso Capo Agarurn, la cosa gli si presentò abbastanza
difficile. Con grande stupore notò che la zona era ricoperta da una sostanza
luminescente simile a nebbia.
Il 28 Ottobre 1963, Barr e Greenacre osservarono tre punti nella zona dei
crateri Herodotus e Aristarcus: brilleranno di una luce rosso-arancio per
cinque minuti.
Il 17 Luglio 1969, in contemporanea con l’Osservatorio di Bochum, gli
astronauti Armstrong e Aldrin, a bordo dell’Apollo 11, osservarono un punto
luminoso accendersi nella zona del cratere Aristarcus.
Ci sono state poi notizie di cambiamenti topografici del suolo
lunare. Sempre vicino al bordo del “Mare Crisium”, il noto ricercatore
Schröeter aveva osservato un cratere di circa 36 Km di diametro, che chiamò
“Alhazeen”, mentre al giorno d’oggi si possono notare nient’altro che
depressioni mal definite tra due picchi, ma nessuna traccia di “Alhazeen”. Le
sorprese però non finiscono qui perché ci sono anche le scomparse di altri
crateri. Ad esempio c’è la famosissima storia del cratere “Linneo”. Nel
1788 Schröeter descrisse Linneo come una piccolissima macchia rotonda, luminosa
e senza una struttura craterica evidente. Riccioli, nella sua mappa del 1652,
lo descrisse però come un riconoscibile cratere di dimensioni
apprezzabili. Nel 1824 Lohrmann gli attribuì un diametro di ben 7 Km, mentre
J. Schmidt, nel 1843, lo descrisse con un diametro di ben 11 Km e addirittura
nel 1866 ne annunciò la sparizione. Nel corso degli anni il diametro di
Linneo viene osservato avere 880 metri sino al valore attuale, stimato in circa
1200 metri. Queste continue variazioni hanno certamente creato un nuovo
enigma negli studiosi lunari, ma ammontano oramai a più di 1500 i casi del
genere che possono essere spiegati con ipotesi non naturali. Il mondo
astronomico li ha catalogati col nome di “Fenomeni Lunari Temporanei” (FLT) e si
pensa che essi possano essere causati da eruzioni vulcaniche o da semplici
fuoriuscite di gas dovute a smottamenti del suolo come conseguenza della forte
variazione di temperatura tra le zone in ombra e quelle esposte al sole. Nel
Novembre del 1958 l’astronomo sovietico Kozyrev, mentre svolgeva la sua attività
presso l’Osservatorio Astrofisico della Crimea, notò che il picco centrale del
cratere “Alphonsus” divenne molto lucido e di colore rossastro. Dopo circa due
ore il picco assunse un aspetto bianco brillante e poi tornò alla
normalità. Attraverso studi comparati, Kozyrev dedusse che si era verificato
un fenomeno di vulcanesimo, con espulsione di polveri ed emissione di gas
d’origine magmatica. Il tutto corrispondeva a poche centinaia di migliaia di
metri cubi. Molti anni più tardi la NASA ammise che la Luna fosse un
“pianeta” relativamente morto per quanto riguardava il vulcanesimo attuale.
Allora quali spiegazioni si possono dare a questo tipo di evento? Gli
scienziati continuarono a scervellarsi, cercando disperatamente di trovare una
spiegazione naturale del FLT. Viene però spontaneo chiedersi se si fosse
trattato di un fenomeno naturale, non ancora conosciuto alla nostra
scienza. Cerchiamo ora di esporre altri fatti misteriosi tratti da
osservazioni lunari, in particolare con l’avvento dell’astronautica. Per
arrivare a quest’obiettivo reputo il libro, scritto da George H. Leonard,
“Qualcun altro è sulla Luna”, una pietra miliare di sicuro interesse, anche
perché l’autore analizza le numerose foto acquisite con le esplorazioni lunari.
Inizia la sua ricerca con una scoperta clamorosa: nell’area compresa tra i
crateri Bullialdus e Lubinicky vi è una macchina gigante straordinaria,
accompagnata da un’incastellatura che ha tutta l’aria di essere un generatore
che potrebbe sfruttare l’energia solare o energie a noi sconosciute. Leonard
inoltre elenca e discute tutta una serie d’anomalie riscontrate nelle varie
foto:
Il 26 Agosto 1966 la sonda americana “Orbiter 1″ scattò una serie di foto
sulla faccia nascosta della Luna. In una di queste si evidenziava la presenza di
un cratere largo una cinquantina di Km fuso con le pareti di un cratere più
piccolo. I crateri in discussione avevano indiscutibilmente la forma di un
ottagono.L’autore ha scoperto attività di vaporizzazione e nebulizzazione in
prevalenza sulla faccia nascosta della Luna. Un esame più ravvicinato dell’area
“Bullialdus-Lubinicky” e di “Tycho”, rivela la presenza di più servomeccanismi a
X, di più di un cratere ad imbuto in corso di lavorazione e naturalmente di più
segnali a croce sul bordo del cratere. Egli trae, da questi fatti, alcune
conclusioni interessanti ed in particolare pensa che crateri di determinate
dimensioni e con una forma caratteristica non si siano formati per impatto
meteorico, o per fenomeni vulcanici o per altre cause naturali, ma grazie
all’attività consapevole ed intelligente dei Seleniti. Precisa, infine, che
parte del terreno che presenta il cosiddetto “effetto stagno” non è una reliquia
di un remoto passato ma l’effetto dell’azione vaporizzante dei servomeccanismi
fatti a X.Con un insieme d’attrezzature aventi un raggio d’azione che supera
almeno 40 volte quelle usate sulla Terra, i Seleniti sono impegnati a
polverizzare una montagna alta quasi 5800 metri. Di questo fatto Leonard dà
spiegazioni dettagliate.Analizzando con molta cura le foto realizzate dalla
sonda “Ranger VII”, Leonard si è accorto che il suo impatto lunare (31 Luglio
1964) era avvenuto a circa 350 chilometri dal cratere “”Bullialdus”, guarda caso
dove era stata già notata un’imponente apparecchiatura collegata ad un
generatore e dove si era registrata un’intensa attività sismica. Una delle foto,
che aveva sconcertato gli scienziati della NASA, mostrava sei oggetti costruiti
con notevole maestria ed una nuvola di foschia o di vapore che fuoriusciva da
una protuberanza a forma di torretta. Leonard ha dedotto subito che la sonda
“Ranger VII” fosse stata programmata per individuare proprio questo bersaglio e
scoprire così il grande mistero. Ha dichiarato poi che la zona era molto
probabilmente un parcheggio per cosmoaerei all’esterno di una delle entrate
principali di una città sotterranea. Egli afferma ancora che esaminando più da
vicino un determinato tratto di terreno lunare, ha la sensazione di trovarsi
davanti a lavori di mimetizzazione, a contraffazioni, ad una messinscena,
probabilmente perché i Seleniti non vogliono presentarci la superficie lunare
com’è veramente.Lo studio di molte foto lunari lo porta a considerare il
fenomeno dei solchi scavati dai massi che sono rotolati lungo il pendio di
qualche rilievo. La NASA stessa ha ammesso di non poter dare alcuna spiegazione
sulla causa che ha fatto rotolare i massi. Leonard si chiede: ma sono stati
proprio quei massi a scavare i solchi? Nel continuare la ricerca egli ha
scoperto che nella foto 67-H-1135 l’oggetto più piccolo che vi compare ha
lasciato una scia, che è la più lunga di tutte, ed è uscito da un cratere prima
di continuare la corsa giù per la collina. E sul masso in questione s’intravede
un disegno simmetrico. Un messaggio dei Seleniti?La foto 67-H-758 rappresenta un
edificio, un veicolo o una forma di vita.Uno degli enigmi più difficili da
spiegare riguarda i raggi bianchi che fuoriescono da molti crateri e si
diffondono in tutte le direzioni. Ci sono raggi così larghi che non è possibile
distinguerli singolarmente perché formano una massa bianca intorno al cratere;
altri sono stretti come linee di gesso. E nessuno sa come si sono formati.I
Fenomeni transienti Lunari potrebbero essere prodotti da un’attività industriale
che elimina i gas per pompaggio, quindi ci devono essere momenti in cui i
termofusori interrompono l’attività e i bagliori si spengono.Leonard è
dell’opinione che il cratere “Tycho” sia una zona di notevole interesse: in
un’area di circa 1800 ettari vi é un’intensa attività e vi è presenza d’enormi
costruzioni.Ci sono poi i “terreni raschiati” visibili all’estremità di alcuni
crateri più piccoli. Il terreno raschiato ha sempre forma di un quadrato o di un
rettangolo. Nella maggior parte dei casi le aree raschiate e livellate si
trovano ad intervalli di 90° intorno al cratere. Sembra abbastanza credibile che
questi terreni raschiati e livellati siano il risultato di un’attività
intelligente. Forse stanno ad indicare i luoghi dove alcuni oggetti si
poserebbero durante i lavori di vaporizzazione del cratere?
Disegno scaturito dalla foto NASA 67-H-327 ("Qualcun
altro è sulla Luna" di G. H. Leonard)
La foto 67-H-327 mostra un cratere il cui orlo è indubbiamente a forma
d’esagono. Nel punto culminante si trova l’oggetto appollaiato all’interno
dell’orlo e sembra una campana subacquea sui trampoli: questo presenta una
somiglianza straordinaria con alcuni veicoli terrestri destinati all’allunaggio.
La Luna ha una superficie piena di contrassegni assai interessanti. C’è una
presenza di geroglifici, di segni o contrassegni dei quali quello che si ripete
di più è quello dell’albero della vita. E sempre è chiuso in un cerchio o in un
ovale. Sulla Luna si trovano pure segnali o frecce direzionali. L’esempio più
significativo si trova sugli altipiani nei pressi del cratere “King”.Sulla Luna
è visibile una struttura interessante che assume la forma di una torre esile e
slanciata, alta un chilometro e mezzo e forse più. È una delle prove più chiare
ed evidenti della presenza d’esseri intelligenti. Le torri sono invariabilmente
diritte ed allungate e, cosa ancor più interessante, quando si trovano su un
rilievo o su un massiccio montuoso, si trovano sempre nel punto più alto. Si
possono così riassumere:
Antenne in cima alle montagne
Torri collegate da un cavo o da un filamento
Torri isolate che si ergono verticalmente dal terreno
Strutture anomale:strutture a S che si alzano verso il cielo,torri a
zig-zag e parallele
Ci sono fenomeni che sfuggono ad una precisa classificazione per la loro
eccentricità
Il libro termina con un’affermazione di Sam Wittcomb, ex dipendente della
NASA, dopo aver espressamente affermato che gli addetti alle ricerche spaziali
non possono assolutamente parlare di quanto sanno sulla Luna e su altre missioni
nei vari pianeti:”Nella primavera del 1975 si sono riuniti scienziati
provenienti da molti paesi. L’incontro si è svolto in Inghilterra. Volevano
parlare con calma degli extraterrestri e delle loro attività. Molti responsabili
politici però si sono spaventati. Hanno invitato un fisico del Colorado, un
certo Joachim Kuetner, che aveva lavorato al programma lunare e sapeva quello
che accade lassù. Aveva notizie di prima mano sulla frenetica attività edilizia
e sugli scavi in corso, sulla vaporizzazione dei crateri e sui lavori
d’incisione e rifinitura dei rilievi e delle creste dei crateri. Non so
esattamente di cosa abbiano parlato. Ma puoi scommettere che sanno benissimo che
la Luna non appartiene più al popolo della Terra, se mai lo è stata. La Luna è
Loro.”
Vi proponiamo una delle immagini più interessanti
scattate nell’ambito del programma Lunar
Orbiter;il particolare, rilevato di recente, mostra quella che sembra essere
a tutti gli effetti una costruzione artificiale,con evidenti edifici a “T”.Un
ulteriore tassello nella ricerca della verità tra le censure e le cospirazioni
attuate dai governi mondiali.